Sembra utile mettere a dispposizione un breve sunto del problema dell'istruzione così come lo affronta il Presidente eletto degli Stati Uniti.
(Il testo che segue , di Lorenzo Albacete, è stato pubblicato in rete)
Tra le nomine del presidente eletto Obama per il suo governo, una delle più attese riguarda il prossimo Segretario all’Educazione. Il Partito Democratico è molto diviso sulla questione e la decisione di Obama è attesa con ansia.
Da una parte ci sono i cosiddetti riformatori che sostengono cose come incentivi per gli insegnanti meritevoli, le scuole parificate e una verifica accurata dei risultati. Dall’altra parte, ci sono i sindacati degli insegnanti e gli appartenenti all’establishment accademico e ministeriale. Costoro chiedono un incremento della spesa, classi meno numerose e qualche riforma. Durante la campagna presidenziale, Obama ha oscillato tra le due parti, ma ora deve operare la scelta su chi porterà avanti la politica dell’istruzione nella sua amministrazione.
La persona posta da Obama alla testa della squadra di transizione è Darling-Hammond, un professore della Stanford University spesso critico nei confronti delle strategie riformiste, ma i circoli più vicini a Obama hanno assicurato gli allarmati riformisti sul suo appoggio a molte delle loro posizioni.
L’umore nel Paese è attualmente favorevole ai riformisti. La settimana scorsa Newsweek Magazine ha dedicato il suo articolo di copertina a Michelle Rhee, responsabile del sistema di scuole pubbliche di Washington DC, un’importante riformista. Anche le scuole pubbliche di New York sono guidate da un riformista, Joel Klein.
La questione principale è la valutazione dei risultati e ogni tentativo di indebolire ciò che stanno facendo i riformisti viene interpretato come una sconfitta per le riforme. Le speranze dei riformisti sono ora centrate su un amico personale di Obama, Arne Duncan, alla guida delle scuole pubbliche di Chicago. Se non verrà scelto Duncan, o un altro riformista, Obama deluderà seriamente molti di quelli che hanno creduto nella sua promessa di un cambiamento reale.
È interessante notare che le discussioni sull’educazione riguardano la valutazione dei risultati, gli incentivi, i licenziamenti, gli avanzamenti di carriera, le abilità nello scrivere, nel leggere, nella matematica o nelle scienze, i corsi economicamente profittevoli, etc. Niente viene detto sugli insegnamenti umanistici, specialmente sui contenuti dell’insegnamento della storia, dell’educazione civica e della responsabilità sociale.
Una delle spiegazioni a questo fatto è che per tradizione il governo federale non può stabilire i contenuti dell’insegnamento nelle scuole pubbliche, che sono tutte gestite localmente. Un’altra ragione è il modo pragmatico con cui viene intesa l’istruzione in questo Paese.
Tuttavia, la guerra culturale è arrivata nel sistema pubblico della scuola elementare e secondaria a causa delle regole del “politicamente corretto” incluse nei requisiti per accedere alle sovvenzioni federali. Per esempio, il revisionismo storico (che sembra risultare nell’espunzione del fatto cristiano dalla formazione della civiltà occidentale) è già influente in molte università ed è pronto a entrare anche nella scuola superiore.
Se questa questione non viene affrontata, finisce per non avere molta importanza chi verrà nominato come Segretario all’Educazione. In effetti, insegnanti incompetenti potrebbero essere alla fine preferibili.
sabato 20 dicembre 2008
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