sabato 20 dicembre 2008

La voce delle associazioni


Nella foto l'Assessre provinciale Paola Gazzolo
e il responsabile Livio Rabboni
durante il convegno
Giovedì 18 dicembre, nella sede della Provincia in sala Garibaldi, si è tenuto un incontro con tutte la e associazioni di promozione sociale. L’assessore Paola Gazzolo ha presieduto la riunione a cui hanno preso parte una numerosa rappresentanza delle oltre centottanta associazioni. Anche l’associazione ANOSS era presente all’incontro che si è rivelato molto importante come momento di conoscenza e di condivisione con l’assessore dei progetti e degli obiettivi che si possono affrontare nel prossimo anno.


Portale solidale, computer e raccolta fondi,

così il mondo dell'associazionismo diventa "grande"
Così ha sintetizzato il quotidiano Libertà le proposte dell'assessore discusse nell'incontro.


Il potenziamento del portale "Piacenza provincia solidale", il sostegno alla raccolta fondi ed alla comunicazione esterna, momenti confronto per fare in modo che la voce delle associazioni sia ascoltata da chi programma il territorio.
La discussione che si è sviluppata tra i presenti ha sostanzialmente confermato le linee guida proposte che entreranno quindi nella stesura del Piano provinciale dell'associazionismo che verrà approvato dalla Giunta all'inizio del 2009.

Un plauso all'iniziativa che conferma uno stile propositivo e di apertura verso il mondo dell'associazionismo, che consente l'espressione delle varie posizioni e la possibilità di offrire contributi concreti alle scelte dell'Aministrazione.

Nella presentazione l'Assessore Paola Gazzolo, col supporto del responsabile Livio Rabboni, ha detto che il Piano si propone 3 grandi obiettivi più un quarto possibile.

Prima di tutto la comunicazione che rappresenta il fattore fondamentale di successo. Nell'ambito di questa linea guida sonon stati èresentati obiettivi specifici.

Implementazione del Portale "Piacenza provincia solidale"
Il portale consente a tutte le associazioni di intervenire con facilità. Dopo aver richiesto la password ugni associazione potrà gestiure autonomamente una propria scheda su cui pubblicare le varie attività. Per una miglior gestione del portale viene individuata la necessità di creare un Comitato di Redazione che dovrebbe essere individuato attravrso una convenzione con le associazioni disponibili.

Un obiettivo collegato è la formazione sull'utilizzo dei supporti informatici per mettere tutti potenzilmente sullo stesso piano e un terzo obiettivo è che tutti dispopngano dei mezzi tecnici necessari. A tal proposito l'assessore ha proposto la possibilità di dare in comodato d'uso alcuni computere attualmente in uso e in via di sostituzione negli uffici della Provincia.


Altri obiettivi possibili sono iniziative formative sul fond raising e l'aggiornamento della guida all'associazionismo pubblicata nel 2005 anche perchè le associazioni da 116 sono diventate 183.


Il quarto obiettivo di carattere generale è realizare un evento utile a rendere conosciuto a tutta la cittadinanza l'esistenza, la dimensione e la funzione sociale dell'associazionismo.


La discussione è stata utile a definire le priorità che vedono un giudizio favorevole soprattutto sulla gestione del portale attraverso un comitato di redazione. Penso che un portale contenete siti sempre aggiornati e ricco di notizie e proposte è uno strumento molto potente mentre un sito internet dormiente è addirittura negativo. Le associazioni, tutte, hanno una funzione sociale rilevante e hanno il dovere di farsi conoscere, non semplicemente per un interesse, diciamo egoistico, ad avere più risorse, ma in forza di un vero e proprio dovere verso il mondo a cui ci proponiamo, in chiave volontaristica, per offrire servizi. Computer, corsi sugli strumenti ardware e software e un'alfabettizzazione all'uso di internet sono elementi determinanti per un buon inizio, al passo coi tempi.

Una piccola nota sulla necessità di "lavorare insieme".

Non esistono associazioni privilegiate e nessuna si deve sentire in difficoltà al confronto con altre per il fatto di appartenere all'uno o all'altro ramo di attività. Se a prima vista si può pensare che le associazioni operanti nel settore socio-sanitario siano privilegiate nella ricerca fondi in realtà ciò non risponde affatto a verità. La gente è sensibile o può essere sensibilizzata ai problemi della salute così come a quelli della cultura o dello sport. La difficoltà è nel come approcciarsi e a chi. La comunicazione deve essere da un lato generale e dall'altro specifica e selettiva. In sintesi, quando spiego chi sono comunicazione ampia affinchè potenzialmente tutti mi conoscano quando chiedo soldi comuinicazione specifica a chi è probabilmente più interessato. ad esempio una cosa ovvia: lo sport verrà più sostenuto dalle famiglie con la presenza di bambini e ragazzi, il socio sanitario dalle famiglie anziane o con anziani a carico, la cultura dalle famiglie dotate di un maggior grado di istruzione. Le aziende sosterranno indifferntemente sport cultura e sociosanitario sulla base di due parametri fondamentali: la tradizione aziendale e il ritorno di immagine. Chi ha sempre sostenuto lo sport, ad esempio, difficilmente darà contributi al sanitario perchè sarebbe meno funzionale alla sua immagine. Teniamo conto del fatto che il principio etico per le aziende viene dopo quello economico.

Se ci sbarazziamo di certi pregiudizi possiamo scoprire che tutti lavoriamo nella stessa direzione cioè quella della costruzione di un welfare di comunità. Se welfare significa benessere sociale pensate in quale modo conle nostressociazioni possimao contribuire. Benessere è star bene di salute, ma anche favorire lo sport vuol dire da un lato aver in considerazione la salute e dall'altro pensare allo svago e al divertimento dei giovani che è banessere per loro e per le loro famiglie. Analoghe considerazioni possono essere fatte per tutti i settori.

Lavorare insieme significa approfondire questi concetti e trasmetterli ai nostri riferimenti, lavorare insieme significa anche metter in comune cultura ed esperienze per la crescita dell'associazionismo e di ogni singola associazione di conseguenza.

Vale la pena di approfondire e tornare su questo argomento e, spero, le occcasioni non mancheranno .

Intanto un augurio di Buon Natale a tutti e di un felice Anno Nuovo all'insegna dello sviluppo del welfare di comunità.



USA/ La scuola secondo Obama

Sembra utile mettere a dispposizione un breve sunto del problema dell'istruzione così come lo affronta il Presidente eletto degli Stati Uniti.
(Il testo che segue , di Lorenzo Albacete, è stato pubblicato in rete)

Tra le nomine del presidente eletto Obama per il suo governo, una delle più attese riguarda il prossimo Segretario all’Educazione. Il Partito Democratico è molto diviso sulla questione e la decisione di Obama è attesa con ansia.

Da una parte ci sono i cosiddetti riformatori che sostengono cose come incentivi per gli insegnanti meritevoli, le scuole parificate e una verifica accurata dei risultati. Dall’altra parte, ci sono i sindacati degli insegnanti e gli appartenenti all’establishment accademico e ministeriale. Costoro chiedono un incremento della spesa, classi meno numerose e qualche riforma. Durante la campagna presidenziale, Obama ha oscillato tra le due parti, ma ora deve operare la scelta su chi porterà avanti la politica dell’istruzione nella sua amministrazione.

La persona posta da Obama alla testa della squadra di transizione è Darling-Hammond, un professore della Stanford University spesso critico nei confronti delle strategie riformiste, ma i circoli più vicini a Obama hanno assicurato gli allarmati riformisti sul suo appoggio a molte delle loro posizioni.

L’umore nel Paese è attualmente favorevole ai riformisti. La settimana scorsa Newsweek Magazine ha dedicato il suo articolo di copertina a Michelle Rhee, responsabile del sistema di scuole pubbliche di Washington DC, un’importante riformista. Anche le scuole pubbliche di New York sono guidate da un riformista, Joel Klein.

La questione principale è la valutazione dei risultati e ogni tentativo di indebolire ciò che stanno facendo i riformisti viene interpretato come una sconfitta per le riforme. Le speranze dei riformisti sono ora centrate su un amico personale di Obama, Arne Duncan, alla guida delle scuole pubbliche di Chicago. Se non verrà scelto Duncan, o un altro riformista, Obama deluderà seriamente molti di quelli che hanno creduto nella sua promessa di un cambiamento reale.

È interessante notare che le discussioni sull’educazione riguardano la valutazione dei risultati, gli incentivi, i licenziamenti, gli avanzamenti di carriera, le abilità nello scrivere, nel leggere, nella matematica o nelle scienze, i corsi economicamente profittevoli, etc. Niente viene detto sugli insegnamenti umanistici, specialmente sui contenuti dell’insegnamento della storia, dell’educazione civica e della responsabilità sociale.

Una delle spiegazioni a questo fatto è che per tradizione il governo federale non può stabilire i contenuti dell’insegnamento nelle scuole pubbliche, che sono tutte gestite localmente. Un’altra ragione è il modo pragmatico con cui viene intesa l’istruzione in questo Paese.

Tuttavia, la guerra culturale è arrivata nel sistema pubblico della scuola elementare e secondaria a causa delle regole del “politicamente corretto” incluse nei requisiti per accedere alle sovvenzioni federali. Per esempio, il revisionismo storico (che sembra risultare nell’espunzione del fatto cristiano dalla formazione della civiltà occidentale) è già influente in molte università ed è pronto a entrare anche nella scuola superiore.

Se questa questione non viene affrontata, finisce per non avere molta importanza chi verrà nominato come Segretario all’Educazione. In effetti, insegnanti incompetenti potrebbero essere alla fine preferibili.

sabato 13 dicembre 2008

Dibattito sulle Province - Una posizione di Mario Spezia


Riportiamo un intervento di Mario Spezia assesore al bilancio della Provincia di Piacenza espresso in occasione della presentazione in commissione del bilancio di previsione del 2009.


(Dal quotidiano Libertà)

Un bilancio di "mantenimento", costretto a fare i conti con una crisi dei consumi e riduzione dei trasferimenti statali che fanno registrare, in cassa, un milione e 800mila euro in meno rispetto a due anni fa. E' stato presentato così in commissione affari generali, il bilancio di previsione 2009 dell'amministrazione provinciale, dall'assessore Mario Spezia e dal dirigente di settore Vittorio Boccaletti. In un previsionale dove il 90 per cento delle spese è riconducibile alla spesa corrente dell'ente, e il margine di manovra economica è fissato al 2,1 per cento, si punta alla vendita di alcuni beni immobili di proprietà della Provincia.

Il previsionale 2009 è molto simile a quello dello scorso anno e presenta una riduzione delle entrate, dovute ad una diminuzione dei consumi delle famiglie (rc auto, elettricità etc..).
L'assessore provinciale Spezia punta il dito contro la politica fiscale del Governo che, se da un lato sostiene il federalismo, dall'altro limita fortemente la capacità di pianificazione delle amministrazioni. «In questo modo si nega il senso e l'importanza della politica degli enti locali», afferma Spezia. Ho avuto modo di leggere sui quotidiani alcune prese di posizione a favore dell'abolizione delle Province. Vorrei ricordare che negli anni scorsi è stato soprattutto il centrodestra a favorire la nascita di nuove amministrazioni: nel 2001 la Regione Sardegna (governata appunto dal centrodestra) ne istituì 4, e nel 2004 il Governo Berlusconi ne autorizzò altre 3».

Le Province sono insostituibili.


Nella foto:
una seduta del Consiglio Provinciale di Piacenza
Questo è il titolo con cui è stato sintetizzato il messaggio lanciato dai Presidenti delle Province con la firma dell’atto costitutivo della “Fondazione delle Province del Nord Ovest” cioè quelle appartenenti alla Lombardia, Piemonte, Liguria oltre a Piacenza e Parma dell’Emilia-Romagna. Dunque è stata portata a termine un’azione di carattere associativo per valorizzare l’importanza delle Province in un momento in cui è stato sollevato con rinnovato vigore il proposito, ormai un po’ consunto per vero, di abolire le Province.
Un po’ ironicamente potremmo dire che è vero: le province sono insostituibili, infatti nessuno le vuole sostituire, semmai molti le vorrebbero vedere morte! Perché si dovrebbero sostituire? Si sostituisce chi fa qualcosa!
Con queste premesse è interessante analizzare il problema.
Secondo quanto calcolato recentemente da certi organi di stampa, sappiamo che le Province hanno un costo annuo di 16 miliardi di euro. Eliminandole si potrebbero fare un sacco di cose come ad esempio detassare integralmente le tredicesime del 2008 e del 2009, oppure abbassare del 60% l’IRAP, oppure addirittura, se mai ne valesse la pena, costruire 4 ponti sullo stretto! Questa non è credibile. Se l’affermazione è basata sui costi previsti dai progetti, possiamo essere certi che al massimo di ponti se ne farebbe uno o forse neanche. Mai come in questo caso tra il dire e il fare c’è in mezzo il mare! Un mare popolato da squali poderosi che chissà quante volte si avventerebbero sui piloni del ponte..!
A parte il ponte sullo stretto, utilizzare il risparmio dell’eliminazione delle Province per diminuire la pressione fiscale sarebbe una cosa interessante. Ma come si potrà mai decidere di compiere una simile mutilazione a un importante elemento del patrimonio politico italiano? Non si deve dimenticare che a fianco delle motivazioni economiche esiste un’importanti questione democratica. Le Province rappresentano i cittadini di un determinato territorio e svolgono funzioni pubbliche in rappresentanza di questi e dei loro interessi.
Nell’area sociosanitaria, ad esempio svolgono funzioni di programmazione e coordinamento circa la formazione professionale e la pianificazione territoriale dei servizi. Questo per dire delle più importanti.
Ora si deve riflettere su un semplice dilemma se sia più logico ridurre il costo eliminando il centro di spesa oppure renderne più efficace l’attività ottimizzando la spesa. Il risparmio di spesa pubblica sarebbe comunque incerto perché molte spese verrebbero trasferite ad altri enti e a fronte di spese uguali come quelle del personale si potrebbero sviluppare dei costi indiretti del cambiamento come ad esempio una diminuzione di produttività a seguito di ricollocazioni magari non del tutto consone con conseguente spaesamento degli operatori. Altro punto importante sono i tempi di trasformazione, necessariamente lunghi e pieni di attività di concertazione e mediazione e quindi con dei costi elevati di processo. Dunque un risparmio ipotetico, non immediato, che genera costi per soddisfare le esigenze di democrazia del processo.
Anche modificare le competenze e rendere maggiormente responsabile l’ente Provincia comporta costi di processo, ma l’esito a cui si perverrebbe di maggior efficacia della sua azione nel garantirne le vita e lo sviluppo assicura anche una interpretazione consona ai bisogni dei territori dell’applicazione delle direttive regionali e una applicazione capace di superare le divisioni campanilistiche dei comuni.
Un’attenzione alla democraticità delle scelte non guasta. Quelli che pensano di abolire le province non mettono sulla bilancia come contrappeso anche l’abolizione delle Prefetture perché un organismo locale del Ministero dell’Interno evidentemente ha una funzione utile all’attività del Governo. Il fatto è assolutamente comprensibile e anche condivisibile, ma allora sembra migliore un’osservazione del problema Province meno miope e meno afflitta dal presupposto qualunquistico che i partiti di ogni settore politico vedano nell’eliminazione di questo ente la perdita di un “poltronificio”.
L’esistenza delle poltrone non è in sé un problema, il difetto risiede negli scopi per cui vengono mantenute e nelle persone che vi vengono poste. Se si deve fare una cura a lungo termine meglio incidere direttamente sul difetto e uno dei modi è quello di dare competenze accompagnate da responsabilità precise. Ad esempio, tanto per avviare una riflessione, nel settore socio sanitario si potrebbe dare alla Provincia una responsabilità diretta sulla programmazione territoriale dei servizi non delle semplici raccolte di dati come adesso. Analogamente non solo compiti burocratici e astratti, ma attività di controllo di qualità dei servizi effettuate con organismi tecnici propri distinti da quelli delle Aziende Sanitarie Locali.
Si vuole che le Province rappresentino i cittadini dei territori? Allora, in ogni settore e per quel che più ci interessa in quello sociosanitario, devono avere almeno un compito esclusivo da svolgere in piena autonomia. Potrebbe per esempio diventare l’unico e forte organo di programmazione e controllo del territorio con alcune importanti conseguenze quali la coperture di quell’inevitabile deficit di democrazia che c’è nel gestire le risorse attraverso organi burocratici (Le Direzioni ASL) e il superamento di quei particolarismi territoriali ancora in larga misura presenti sotto i campanili.

sabato 6 dicembre 2008

Riforma della scuola: al Gioia la rivolta dei cento

Si riporta l'articolo apparso sul quotidiano Libertà e il documento redfatto dai Prof. del Gioia.

Professori sul piede di guerra: valutiamo forme di protesta pubblica

Oltre cento docenti del liceo Gioia (dove complessivamente ne operano circa 130) scrivono una pagina nuova ed importante della protesta di cui la riforma Gelmini costituisce il più eclatante obiettivo. Documento sintomo di un malessere giunto al limite, pare di capire, in cui l'esercito di docenti piacentini, che propone la costituzione all'interno del Gioia di un comitato misto "in difesa della scuola pubblica", promette battaglia: «Ci dichiariamo in stato di mobilitazione permanente e ci riserviamo di valutare l'opportunità di aderire a forme di incisiva protesta pubblica, quali la sospensione di attività non strettamente curricolari». Nelle premesse del documento (che riportiamo integralmente a pagina 60) i cento docenti avevano sottoscritto tutta la loro fede nel «valore della scuola pubblica come strumento di uguaglianza sociale e di promozione culturale e civile di un Paese democratico, della cultura e della specificità della riflessione pedagogico-didattica, del dibattito parlamentare in materia di istruzione pubblica». Nel ribadire le coordinate del contesto scolastico locale, piacentino ed emiliano, «sostenuto da professionalità ed elevata innovazione didattica» e da «inesistente assenteismo», i 100 prof piacentini del liceo di viale Risorgimento esprimono «vivissima preoccupazione per le prospettive delineate dai recenti provvedimenti in materia di istruzione pubblica, in particolare per l'ulteriore aumento del numero alunni per classe, con eliminazione del tetto vigente in presenza di disabilità, per la consistente riduzione del personale, per l'ulteriore riduzione delle risorse destinate alle scuole per la realizzazione di progetti educativi fondamentali». I promotori del documento invitano quindi «i docenti delle altre scuole piacentine, di ogni ordine e grado, ad esprimere analogamente la loro preoccupazione, qualora non lo avessero già fatto, e a chiedere rispetto per la scuola pubblica, mai posta in Italia tra le priorità dell'agenda politica ed ora oggetto di un attacco senza precedenti tramite riduzione delle risorse umane e finanziarie. Nel momento in cui i provvedimenti approvati stanno per essere tradotti in regolamenti attuativi, è infatti prioritario, rispetto ad ogni adempimento organizzativo, mantenere alto il livello di attenzione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica, prima di dedicarsi ancora una volta, con il consueto senso di responsabilità, a studiare una traduzione operativa di tali provvedimenti che limiti i danni al servizio offerto alla cittadinanza».
Chiedono, al personale Ata, «minacciato da drastiche misure di "razionalizzazione"» di condividere con i docenti «l'impegno alla mobilitazione», e ai dirigenti scolastici piacentini di «pronunciarsi pubblicamente, in merito ai provvedimenti incombenti, sull'esempio di quanto hanno fatto recentemente i rettori universitari concorrendo a determinare per il momento un significativo rallentamento nell'attuazione dei provvedimenti riguardanti l'Università e la Ricerca», appello al confronto successivamente esteso anche agli uomini di cultura, agli studenti e ai genitori del liceo Gioia. «Proponiamo - conclude il documento dei 100 prof - di costituire all'interno del liceo Gioia un "comitato misto in difesa della scuola pubblica", a cui collaborino operativamente rappresentanze significative del personale scolastico (docenti, ata), dei genitori e degli studenti, allo scopo di proseguire nell'organizzazione di condivise forme di informazione e mobilitazione, rapportandosi con gli organismi interni e relazionandosi con l'esterno».



Il documento
Insegnanti del Gioia in difesa della scuola pubblica
Noi, docenti del liceo "gioia" sottoscrittori del presente documento, che credono nel valore
della scuola pubblica come strumento di uguaglianza sociale e di promozione culturale e civile di un Paese democratico;
della cultura e della specificità della riflessione pedagogico-didattica;
del dibattito parlamentare in materia di istruzione pubblica;
e che operano in uno specifico contesto scolastico, piacentino ed emiliano, di
intenso e qualificato lavoro didattico nelle classi, sostenuto da professionalità elevata;
innovazione didattica, qualificata da personale aggiornamento e ricerca dei docenti;
prevenzione educativa dei fenomeni di disagio giovanile quali il bullismo, affrontati nella scuola come elemento che rimanda alla complessità della società contemporanea e alla problematicità della funzione educativa;
personalizzazione della proposta didattica, attenta alle esigenze di apprendimento di tutti gli alunni, anche disabili e stranieri, e rivolta alla promozione del merito e dell'eccellenza;
arricchimento formativo e ampliamento pomeridiano della proposta culturale in molteplici direzioni;
valutazione interna ed esterna dei risultati scolastici, con conseguimento di livelli di qualità pubblicamente riconosciuti;
costruttiva collaborazione tra tutto il personale della scuola, ATA compresi, e con le Dirigenze;
inesistente assenteismo del personale;
1. esprimiamo vivissima preoccupazione
per le prospettive delineate dai recenti provvedimenti in materia di istruzione pubblica, in particolare per
ulteriore aumento del numero alunni per classe, con eliminazione del tetto vigente in presenza di disabilità;
consistente riduzione del personale, in un tempo in cui il lavoro quotidiano in classe appare talmente impegnativo e sottopagato che solo alcuni docenti si dedicano alla realizzazione degli ulteriori compiti di sistema, essenziali per l'effettivo funzionamento della scuola;
ulteriore riduzione delle risorse destinate alle scuole per la realizzazione di progetti educativi fondamentali per la promozione del diritto allo studio e della formazione culturale;
2. ci dichiariamo in stato di mobilitazione permanente e ci riserviamo di valutare l'opportunità di aderire a forme di incisiva protesta pubblica, quali la sospensione di attività non strettamente curricolari
3. Invitiamo
i docenti delle altre scuole piacentine, di ogni ordine e grado, ad esprimere analogamente la loro preoccupazione, qualora non lo avessero già fatto, e a chiedere rispetto per la scuola pubblica, mai posta in Italia tra le priorità dell'agenda politica ed ora oggetto di un attacco senza precedenti tramite riduzione delle risorse umane e finanziarie; nel momento in cui i provvedimenti approvati stanno per essere tradotti in regolamenti attuativi, è infatti prioritario, rispetto ad ogni adempimento organizzativo, mantenere alto il livello di attenzione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica, prima di dedicarsi ancora una volta, con il consueto senso di responsabilità, a studiare una traduzione operativa di tali provvedimenti che limiti i danni al servizio offerto alla cittadinanza;
il personale ATA, minacciato da drastiche misure di "razionalizzazione", a condividere con noi docenti l'impegno alla mobilitazione, in difesa di una scuola pubblica che ha saputo reggersi proprio grazie alla generosa dedizione degli operatori della scuola, pur a fronte di innegabili criticità, meritevoli di essere indagate e avviate a soluzione, con particolare sapienza pedagogico-didattica e con destinazione di risorse;
i dirigenti scolastici del nostro territorio, a pronunciarsi pubblicamente, in qualità di avvertiti operatori scolastici, in merito ai provvedimenti incombenti, sull'esempio di quanto hanno fatto recentemente i rettori universitari concorrendo a determinare per il momento un significativo rallentamento nell'attuazione dei provvedimenti riguardanti l'Università e la Ricerca;
i pedagogisti e gli uomini di cultura del nostro territorio a creare occasioni pubbliche di informazione alla cittadinanza e di espressione di autorevoli pareri sul presente ed il futuro della scuola pubblica italiana;
gli studenti e i genitori del Liceo Gioia ad approfondire, oltre l'approssimazione del dibattito mediatico, gli aspetti concreti di attuazione dei provvedimenti, in particolare quelli che riguarderanno la scuola superiore;
4. Proponiamo
di costituire all'interno del Liceo Gioia un "comitato misto in difesa della scuola pubblica", a cui collaborino operativamente rappresentanze significative del personale scolastico (docenti, ATA), dei genitori e degli studenti, allo scopo di proseguire nell'organizzazione di condivise forme di informazione e mobilitazione, rapportandosi con gli organismi interni (Dirigenza, Comitato Genitori, Comitato Studentesco, Consiglio d'Istituto, RSU e Collegio Docenti) e relazionandosi con l'esterno (stampa, autorità e sindacati, altre scuole, enti locali e cittadinanza). A tale proposito attendiamo riscontro dai soggetti invitati a tale proposta operativa, che possono rispondere inviando personale adesione all'indirizzo di posta elettronica zapmama@iol.it
Cento docenti
del Liceo Gioia
06/12/2008